L'Araldica Italiana

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Nozioni di Araldica

L'Araldica, detta in antico Nobilissima Armorum Scientia, è la scienza che studia gli stemmi, che insegna a descriverli in termini appropriati e l'arte che ne disciplina l'uso, la forma, le figure e gli ornamenti. La parola deriva dal termine araldo. Le figure sono anche dette pezze perché agli albori dell'araldica l'insegna sugli scudi veniva realizzata incollandovi delle stoffe colorate, che ne formavano il disegno.

L'uso dello stemma, detto anche insegna o arma, è di origine antichissima, risalendo al periodo greco e romano; esso ha però assunto il suo significato di identificazione individuale, poi anche familiare, solo nel periodo degli imperatori carolingi e con la nascita della cavalleria, e si è quindi rapidamente diffuso in tutta Europa. In guerra l'insegna permetteva di riconoscere i combattenti essendo questi chiusi in armature pressoché identiche, mentre in pace permetteva di riconoscere i partecipanti ai tornei (insegne gentilizie). Essa inoltre identificava anche le provincie dell'impero, le città del periodo comunale, gli ecclesiastici (dal papa in giù), le confraternite e gli ordini cavallereschi, le signorie, le associazioni di lavoro come le arti e le gilde. Ancora oggi i corpi degli eserciti di tutto il mondo, i comuni, le provincie e gli ordini cavallereschi rimasti (in tutte le nazioni) hanno proprie insegne caratteristiche che li rappresentano.

Regole fisse e particolari si consolidarono, ad opera degli araldi, a partire dal XIV secolo. Gli araldi erano coloro che componevano le insegne di tutti i tipi, che le studiavano e che severamente controllavano la proprietà delle attribuzioni individuali o familiari quali titoli, predicati ed insegne. La cosa non era affatto un gioco al servizio della vanità, anche se poi, a partire dal XVII sec, lo spagnolismo imperante in Europa finì con il corromperne in parte la serietà degli intenti. Infatti, sino al secolo scorso, in tutto il mondo civile, l'attribuzione delle cariche amministrative, giudiziarie, militari ed ecclesiastiche è stata appannaggio precipuo della nobiltà, sia la vecchia nobiltà feudale che l'aristocrazia cittadina, cioè la nobiltà "popolare". Per accedervi era necessario che gli araldi controllassero e dimostrassero alla comunità, attraverso lo studio delle genealogie e delle insegne degli eligendi, l'originalità e la pertinenza dei titoli e dei predicati. Appropriarsi indebitamente di cognomi, ascendenze o insegne altrui, era considerato un vero e proprio reato, e come tale veniva punito; un titolo ed un predicato nobiliare, per essere portabile, doveva sempre essere controllato ed accettato.

Simbologia araldica

Diamo qui di seguito una sintetica descrizione della simbologia araldica così come è tradizionalmente interpretata in Italia; chi volesse saperne di più, sappia che è disponibile una copiosa bibliografia al riguardo.

Sono parte integrante dell'insegna: lo scudo e le figure in esso contenute, l'elmo, il cimiero, gli svolazzi ed il cercine, la corona, il manto, il motto, i sostegni ed altri ornamenti. Componente fondamentale di una insegna è lo scudo, sul quale vengono poste le cosiddette figure, tanto da essere sufficiente, anche da solo, a fornire le principali "informazioni" araldiche. Varie forme di scudo e di figure si sono sviluppate nei vari periodi storici e a seconda delle nazioni; anche la composizione e la forma delle altre parti dell'insegna (corona, elmo, cimiero e altri ornamenti), può essere diversa da nazione a nazione. Qui di seguito verranno indicati i componenti, le forme ed i tipi di composizione che si sono sviluppati in Italia con l'andar dei secoli e che hanno trovato convalida nell'araldica ufficiale del Regno d'Italia ("Regolamento tecnico araldico della Consulta araldica", approvato con R.D. 13 aprile 1905, n 234). Forme e composizioni diverse di origine straniera possono però essere tollerate se la famiglia o l'individuo proprietari dell'insegna hanno ricevuto infeudamenti, titoli od onorificenza straniere.

Un'insegna può essere raffigurata, cioè disegnata, ricamata, dipinta o scolpita, oppure descritta, ovverosia blasonata. La parola blasone, anche se spesso per ignoranza ritenuta un sinonimo di insegna o stemma, in realtà sta ad indicare soltanto la sua descrizione. Si dice quindi blasonatura la descrizione scritta di una illustrazione grafica o epigrafica dell'insegna, operazione che, per consentire la ricostruzione grafica da parte di terze persone, deve necessariamente utilizzare un codice particolare, universalmente accettato.

Le insegne femminili

Le donne nubili possono portare l'arma della famiglia sopra un carello (scudetto) romboidale od ovale, cimato dalla corona del loro titolo personale e circondato da una cordigliera d'argento annodata o da una ghirlanda di rose. Le donne sposate portano le insegne gentilizie di nascita con gli ornamenti di cui sopra, ma con la cordigliera annodata, accollate a sinistra a quelle del marito e sormontate dalla di lui corona; le vedove portano le insegne gentilizie come le maritate, ma con la cordigliera sciolta, oppure con due rami di palma decussati (a croce di S. Andrea) sotto la punta dello scudo. Di regola le insegne femminili non sono fregiate da elmi, cimieri o sostegni, ma possono essere usati i motti di famiglia (detti divisa).

Le insegne ecclesiastiche

I cardinali, gli ecclesiastici regolari, i cavalieri di giustizia e i professi dell'Ordine di Malta, omettono la loro eventuale corona gentilizia, ed usano invece le insegne speciali della loro dignità e qualità; il cardinale sormonta lo scudo con il cappello (galero) con due bande di cinque ordini di fiocchi (30 fiocchi), il tutto di colore rosso; l'arcivescovo porta il cappello con due bande di quattro ordini di fiocchi (20 fiocchi), il tutto colorato di paonazzo, e accolla (sovrappone) lo scudo alla mitra e al pastorale; il Vescovo porta il cappello con due bande con tre ordini di fiocchi (12 fiocchi), il tutto di verde, e accolla lo scudo alla mitra e al pastorale. Abati, patriarchi e anche semplici preti hanno tutti la loro precipua insegna. I legati pontifici, che in passato esercitavano in pieno l'autorità del governo papale presso regnanti o su territori della chiesa, portavano la propria insegna normale accollata alle chiavi pontificie incrociate, però con le mappe in basso (ad indicare che non si trattava di funzione spirituale, bensì di esercizio del potere temporale).

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Le fogge degli scudi e degli ornamenti sono state, fin quasi dalle origini dell'araldica, fissate ed approvate per legge, o quanto meno con decreti normativi dei regnanti (nelle maggiori repubbliche si continua comunque a farlo). Le diciture alle quali doveva attenersi la Consulta araldica nella descrizione (blasonatura) degli stemmi, erano stabilite in Dizionari araldici ufficiali; l'elenco delle famiglie nobiliari era tenuto in appositi registri detti Libri d'oro. Sino al 1948 il diritto che in Italia regolava l'uso delle insegne e dei titoli nobiliari faceva capo all'Ordinamento dello stato nobiliare italiano approvato con R.D. del 21 gennaio 1929, n 61.

Essendo stata soppressa dalla Costituzione repubblicana la Consulta araldica (art. XIV), la predetta regolamentazione non ha oggi più alcuna rilevanza giuridica; ciò non significa affatto che i titoli nobiliari, le insegne o i loro attributi siano stati aboliti e non esistano più, ma esclusivamente che è venuta a mancare ogni validazione giuridica e la tutela legale delle attribuzioni nobiliari (insegne, titoli e predicati), sancendone, soltanto in territorio italiano e per i cittadini italiani, esclusivamente la morte apparente. Sopravvivono pertanto alcune organizzazioni non ufficialmente riconosciute, che continuano ad occuparsi, con finalità storiografiche talvolta abbastanza serie, delle problematiche connesse con la genealogistica, l'araldica, la sfragistica ecc., e anche per mantenere un certo ordine nel campo delle attribuzioni nobiliari; alcune di esse però non sono completamente affidabili, perché hanno come fine occulto quello di sfruttare, per denaro, la vanità degli snob e di famiglie parvenue.

L'araldica militare

Trascuriamo qui di parlare dell'araldica militare perché, oltre ad essere diffusissima in tutto il mondo, essa si esplicita in insegne che non seguono le normali regole dell'araldica nobiliare ed ha, di conseguenza, migliaia di rappresentazioni le più varie e fantasiose (proprio come la filatelia); si tratta quindi di una specialità per veri appassionati e, in genere, chi se ne vuole occupare seriamente è costretto a farlo con riferimento alle insegne dei reparti delle forze armate di non più di un paio di nazioni.


Bibliografia Bibliografia

Title

Danilo de Judicibus, "Memorie Storico Genealogiche dell'Antichissima Famiglia Giliberti", inedito, Roma 1997

Title

Piero Guelfi Camaiani, "Dizionario Araldico", Editore Hoepli, Milano 1940


Dario de Judicibus © 1997-2009