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Gommone

Prima della discesa

Marilleva, Val di Sole, Estate 1994: è una splendida mattina, l'aria è fresca ma la giornata è stupenda. Con altre dieci persone mi appresto a tentare una discesa di 15 chilometri in gommone giù per il torrente Noce. Per me, come per qualcun altro, è la prima volta. Dopo aver fatto le prove di salvataggio nell'acqua gelida per imparare come comportarsi in caso di caduta in acqua, sia per evitare le rocce, sia per raggiungere sani e salvi la riva, iniziamo la discesa su due gommoni. Sarà uno dei momenti più belli di quell'estate.

La discesa è abbastanza impegnativa, specialmente in alcuni tratti, e ci sono solo pochi minuti ogni tanto per tirare il fiato. Quando si affrontano le rapide l'impegno è continuo, non c'è tempo per fermarsi od allentare la guardia. L'aria diventa sempre più calda e lo sforzo fa persino sudare, per cui gli schizzi di acqua gelida sono veramente graditi.

Ci vorrà circa un'ora per arrivare alla fine della discesa, stanchi ma felici. è stato entusiasmante e sicuramente lo rifarò se mi ricapiterà l'occasione. Provateci. Ne vale la pena!

Lungo le rapide

Parapendio

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Zinal, Val d'Anniviers, Svizzera, Estate 1996. Siamo ad oltre 2700 metri, dove siamo arrivati con la funivia. Davanti a noi un'ampia radura che termina bruscamente con uno strapiombo di circa 1000 metri sul torrente La Navisence, che scorre in fondo alla valle, una delle più profonde della Svizzera. Sembra che la montagna sia stata tagliata con un enorme coltello. Mi aiutano ad indossare l'imbragatura. è la prima volta che mi lancio. La giornata è perfetta. Non ci sono pericoli come forti correnti ascensionali o raffiche di vento. La discesa dovrebbe durare circa 45 minuti.

Faccio gonfiare il parapendio. Sono già quasi sul bordo. Qui non è necessario prendere la rincorsa. Basta fare un salto e sei già in volo. Come sento le corde che mi tirano su mi lancio. Appena nel vuoto mi metto bene a sedere sul seggiolino e controllo i tiranti che servono a governare il parapendio.

Inizio la discesa. è bellissimo. Con me ho una piccola compatta agganciata al polso con cui fotografare. Sotto di me il nulla. Sembra di guardare un plastico. Intorno, per 360 gradi, le Alpi. Alla mia destra si vede il Cervino. Vorrei che non finisse mai. Ma la gravità esige il suo prezzo, ed alla fine atterro in una radura poco distante dal torrente. Un'esperienza unica, sicuramente da rifare.

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Immersione

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Sharm El Sheik, Sinai, Egitto, Primavera 1996. Indosso la muta e controllo la macchina fotografica subacquea che ho affittato. Sputo nella maschera, per evitare che si appanni, e mi immergo. In apnea. Sarà pure il Mar Rosso, ma non si può dire che sia caldo, anzi. Inizio a nuotare. All'inizio devo stare molto attento perchè la risacca tende a spingermi contro la barriera corallina, ed i coralli sono molto taglienti. I pesci non sembrano affatto spaventati. Alcuni addirittura vengono a beccarmi la muta, quasi che sperino di trovare qualche polipetto su quella strana roccia con le gambe.

Sembra di essere in un acquario. è semplicemente incredibile. Ci sono così tanti pesci che non ci si raccapezza più. Ed i colori! Ad un certo punto si avvicina un bestione incredibile. è un pesce Napoleone. Ha un muso buffissimo. Mi gira intorno, mi spinge un po' con il fianco e se ne va.

Mentre fotografo noto un'ombra che ogni tanto mi affianca. Si muove a guizzi, veloce. Mi giro. è un barracuda. Non è enorme, sarà stato un metro circa, ma la metà della lunghezza era formata dalla bocca, sulla quale spuntavano due occhietti neri di un cattivo, ma di un cattivo... Paura no, lo so che non attaccano gli uomini, in genere, specie se isolati, ma un certo nervosismo c'era. Non si sa mai, dopotutto gli animali sono sempre imprevedibili. E comunque il senso di sicurezza che emanava, del tipo "questo è il mio ambiente, non il tuo", mi faceva sentire goffo ed inadeguato. Ad ogni modo ne è valsa la pena. Eccome!

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Volo

Prima del decollo

Mi è sempre piaciuto volare o comunque stare in alto. Non soffro di vertigini, anzi, trovo che guardare il mondo dall'alto sia semplicemente stupendo. Così, il 7 febbraio 2001 ho preso l'attestato per il volo da diporto o sportivo, ovvero il "brevetto di pilota" per ultraleggeri.

Il corso l'ho fatto presso la scuola di volo "Touch and Go" di Anguillara, un a zona bellissima per volare. Accanto ci sono gli hangar di un gruppo di appassionati di velivoli storici, dove ho potuto volare su un Tiger Moth e fare splendide acrobazie stile... "Barone Rosso".

Purtroppo un brutto incidente al tendine di Achille mi ha messo fuori combattimento per un paio d'anni. La cosa assurda è che il tendine me lo sono rotto su un nastro trasportatore dei bagagli all'aeroporto di Fiumicino, mentre tornavo da un viaggio di lavoro. È proprio vero: uno fa mille sport e non si fa nulla, poi scende un gradino e si rompe qualcosa. Roba da pazzi!

Tiger Moth e Attestato

Dario de Judicibus © 1997-2009