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Che dire di me? Bè, che mi chiamo Dario già lo sapete. Sono nato a Brescia nel lontano 1960 dove ho speso i primi anni della mia vita cambiando spesso casa, dato che mio padre era un ufficiale dell'Aeronautica Italiana. Un po' perchè in famiglia proveniamo da diverse regioni, un po' a causa dei frequenti traslochi, non mi sento particolarmente legato ad alcuna città o regione. Di fatto non so parlare alcun dialetto nè ho alcun particolare accento, anche se ho vissuto parecchi anni sia a Firenze che a Roma.

Dario a pochi mesi Fino al'età di dieci anni ho traslocato una volta all'anno. Un paio di volte anche due. Se da un lato questo mi ha fatto conoscere molte città e paesi diversi, dall'altro mi costringeva a cambiare ogni anno scuola e, ovviamente, a lasciare i vecchi amici per ricominciare da capo da un'altra parte. Con questo non voglio dire di essere un caso raro, naturalmente. Ci sono un sacco di prsone che vivono così: militari, diplomatici, ingegneri petroliferi o minerari, scienziati, e via dicendo. Tuttavia, checchè se ne dica, non ci si riesce mai ad abituare alla cosa, ed alla lunga ci si accorge di aver perso più di quello che si è guadagnato.

Nel 1971 i miei si trasferirono a Roma. Qui, terminata la scuola dell'obbligo, mi iscrissi presso il Liceo Scientifico dell'Istituto Massimiliano Massimo all'EUR. L'Istituto Massimo è una scuola di Gesuiti. A quell'epoca ero cattolico, impegnato in varie attività di volontariato con il C14, un'associazione di giovani dai 14 anni in su che si occupava di raccolta carta e di altre attività in favore dei poveri e del terzo mondo. Più tardi, per ragioni personali, dopo aver studiato altre religioni come l'Islamismo ed il Buddismo, feci un esame di coscienza e diventai agnostico, cosa che sono tuttora. Essere agnostico è differente da essere ateo. L'ateismo è una fede a tutti gli effetti, un vero e proprio credo, nè più nè meno come una qualsivoglia religione. L'agnosticismo nasce invece dalla consapevolezza di non avere fede in qualcosa di specifico, cosa che non vuol dire che non si abbia comunque una scala di valori, e nel contempo dal rendersi conto che non esiste la possibilità oggettiva di affrontare il problema della divinità a partire dalla sola logica o comunque in termini puramente razionali.

Anche dopo aver fatto una scelta così radicale, ho comunque mantenuto sempre un'ottimo rapporto con i Gesuiti, di cui apprezzo l'enorme cultura e la grande elasticità mentale. Nel 1978, sempre al Massimo, ho preso la maturità con il massimo dei voti.

Dario a pochi anni

Mi è sempre piaciuto imparare. Non tanto studiare, specialmente a memoria, cosa che odio, quanto analizzare ed approfondire qualunque tipo di argomento. Mi ha sempre incuriosito tutto e ho sempre cercato di provare un po' di tutto, purchè non fosse troppo pericoloso o dannoso per la mia salute. Di fatto non bevo nè fumo, ma per scelta personale, non per una qualche ragione etica. Penso di avere pregiudizi e preconcetti come tutti, ma mi sforzo di affrontare qualunque argomento con la mente aperta, anche se ritengo sia importante mantenere sempre e comunque un approccio metodologico rigoroso ed una certa imparzialità. A parte questo è alquanto difficile scandalizzarmi e non esiste alcun argomento, per quanto tabù, che non sia disposto ad affrontare e discutere. Ho un grande rispetto per i concetti di privacy e di libertà, e ritengo la democrazia un concetto su cui ci sarebbe molto da discutere. Basti pensare a come i vari Paesi che si proclamano a torto o a ragione "democratici", affrontino argomenti anche fondamentali in modi totalmente differenti se non opposti.

Nel 1978 ho lasciato i miei e sono andato a studiare a Firenze dove mi sono iscritto al Corso di Laurea in Fisica dell'Università degli Studi di Firenze. Ho passato degli anni splendidi al Dipartimento di Fisica di Arcetri, dove tra l'altro ho conosciuto quella che tuttora è la mia migliore amica: Manuela.

In quel periodo sono prima diventato membro dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), per poi recarmi spesso all'estero per partecipare a varie collaborazioni internazionali nel campo della Fisica delle Particelle Elementari.

Dario da piccolo

Quello è stato un altro periodo della mia vita che ricordo con piacere. Un po' perchè ho conosciuto molte persone interessanti e simpatiche, un po' perchè ho imparato un sacco di cose. Ho avuto modo di lavorare fianco a fianco con i personaggi più disparati, compresi un paio di premi Nobel. Se penso alle arie che si danno certi nostri politici che non valgono niente, è stupefacente vedere con quale naturalezza e semplicità si comportano uomini e donne che hanno fatto e stanno facendo tuttora la Storia, almeno per quello che concerne lo sviluppo tecnico e scientifico dell'umanità. è pur vero che si campava un po' alla giornata, dato che i soldi erano sempre pochi ed il lavoro tanto, specialmente per noi italiani, ma ne valeva la pena.

Ho lavorato così diverso tempo in Svizzera, presso il Centre Européen des Recherches Nuclèaires (CERN) di Ginevra, quindi in Germania, presso il Deutsches Elektronen-Synchrotron (DESY) di Amburgo, ed infine negli Stati Uniti, presso lo Stanford Linear Accelerator Center (SLAC) in California, senza contare ovviamente il Dipartimento di Fisica di Arcetri ed il CNUCE di Pisa, dove mi recavo spesso e devo dire volentieri. Pisa è una splendida città.

Dario fotografato da Silvia

Ho terminato gli esami nel 1982, dopo soli quattro anni, ma ho dedicato ben due anni ad una tesi sperimentale che ho condotto in parte in Germania ed in parte in USA: "Analisi spettroscopica dei decadimenti radiativi della Y'.". Mi sono così laureato in Fisica nel 1984, magna cum laude, con una specializzazione in Fisica delle Alte Energie. A quel punto mi sono trovato di fronte ad un bivio: o restare presso l'Università con uno stipendio da fame come assistente, cercando di tener duro in una città indubbiamente cara fino al conseguimento di un eventuale Dottorato di Ricerca, oppure abbandonare quella che fino allora era stata la mia unica strada ed a cui avevo dedicato tutte le mie energie, e tornare a Roma per cercarmi un posto nell'industria privata. Scelsi la seconda strada. Prima però dovevo espletare il servizio di leva. Piuttosto che aspettare la chiamata come soldato semplice, decisi di provare a diventare ufficiale. Avrei fatto qualche mese in più, ma avrei almeno avuto uno stipendio con cui pagarmi le rate della mia prima macchina. Partecipai quindi al concorso per Allievo Ufficiale nell'Esercito. Il mio obiettivo era il Corpo Tecnico, ma i posti erano pochi ed io non avevo nessuna raccomandazione. A onor del vero non ci avevo neanche provato a cercarne una. Così, pur ottenendo un ottimo risultato, finìi per entrare in Artiglieria. Sempre meglio che la Fanteria, no?

Nel Gennaio del 1985, un inverno freddissimo, arrivai alla Scuola di Artiglieria di Bracciano, dove frequentai il 118° Corso Allievi Ufficiali di Complemento (AUC). Fu un periodo molto duro, specialmente per chi, come me, era abituato a ragionare con la propria testa ed odiava visceralmente sia le disonestà che le ingiustizie. Non ho mai visto tanta stupidità ed incompetenza in vita mia. Per fortuna che, come al solito, c'erano anche uomini onesti ed umani, che cercavano di trasformare la caserma in un posto vivibile ed accettabile. Uno di questi è stato il mio Capitano. Grazie a lui ho avuto la possibilità, da ufficiale, di metter su e gestire come ritenevo opportuno una mia squadra, con la quale ho partecipato a diversi campi ed esercitazioni. Quando alla fine del Corso fui promosso al grado di Sottotenente infatti, promisi a me stesso che avrei cercato, nel mio piccolo, di contrastare certi atteggiamenti ed una certa mentalità ottusa purtroppo abbastanza diffusa nell'Esercito. Innanzi tutto decisi che non avrei mai chiesto ai miei uomini qualcosa che non sarei stato pronto a fare io stesso. Inoltre cercai di essere con loro sempre onesto, senza promettere mai niente che non fosse possibile mantenere, ma senza neanche creare inutili illusioni se la situazione era fuori dal mio controllo o dalle mie possibilità.

Come Ufficiale Specialista Topografo di Grande Unità ho partecipato con i miei uomini a molte esercitazioni, sia nel Lazio che in Sardegna. è stata un'esperienza interessante che ha alternato momenti molto duri a situazioni indubbiamente eccitanti, come ad esempio alcuni voli di ricognizione in elicottero od alcune esercitazioni di orientamento nel cuore della Sardegna. Ho anche effettuato un'investigazione su un incidente purtroppo mortale che coinvolse un bersagliere di stanza a Fasano.

Dario al matrimonio

Gli ultimi mesi furono i peggiori. Il mio Capitano era stato gravemente ferito ad un occhio per aver protetto con il proprio corpo una recluta che aveva lasciato inavvertitamente cadere una bomba a mano durante un'esercitazione. Inutile dire che non gli hanno detto nemmeno un bravo od un grazie. Così passai sotto il comando di un Maggiore al quale ero decisamente antipatico. Il fatto è che l'ufficiale in questione era una di quelle persone che hanno le mani in pasta un po' dapertutto: un vero e proprio "maresciallo". Siccome ho sempre cercato di contrastare certi atteggiamenti, la cosa mi causò qualche problema. Poco importa. Oramai mancavano pochi mesi all'alba, ed io avevo già la testa da un'altra parte. Tanto per cominciare avevo da poco conosciuto Silvia, che sarebbe poi diventata mia moglie. Inoltre avevo già spedito una ventina di Curriculum Vitæ in giro alla ricerca di un lavoro, ed avevo già ricevuto una decina di risposte con una richiesta di colloquio. L'ultimo mese sfruttai i giorni di licenza rimastimi per fare i vari colloqui, ma rimasi deluso dalle varie proposte fattemi dalle varie industrie italiane. Gli stipendi iniziali erano troppo bassi e di fatto erano uguali per tutti, indipendentemente dall'esperienza e dai risultati conseguiti in passato. Alla fine feci un colloquio presso una grossa azienda americana che opera nel campo dell'informatica dove, dopo una lunga trattativa, ottenni condizioni economiche e di lavoro che ritenni soddisfacenti. Così, il giorno dopo essermi congedato, nel Giugno del 1986, fui immediatamente assunto ed iniziai la mia carriera nel campo dell'informatica, campo nel quale opero tuttora.

Negli anni a venire ho anche collaborato ad alcune riviste di informatica ed ho depositato, per conto della mia azienda, alcuni brevetti di invenzioni. Ho lavorato per quasi undici anni come sistemista, per poi passare negli ultimi anni al marketing, sempre come consulente tecnico, però. Ora mi occupo di una strana disciplina chiamata Knowledge Management, ovvero Gestione della Conoscenza, di cui sono consulente a livello Europeo.

Nel 1989 mi sono sposato. Mia moglie ed io abbiamo deciso, di comune accordo, di non avere figli per alcuni anni, in modo da consolidarci economicamente e da metter su casa. Non ho mai avuto ambizioni di ricchezza, anche se non ho niente contro i soldi, anzi. Il fatto è che per far soldi bisogna spesso sacrificare altre cose come la famiglia e spesso alcuni principi in cui si crede. A me basta avere una certa tranquillità economica, quel tanto che mi metta in grado di far fronte ad eventuali imprevisti o problemi. Per il resto, quello che conta di più è la famiglia, gli amici, ed un po' di spazio per sè. Nel 1994 mia moglie ed io abbiamo deciso di avere un figlio. Entrambi desideravamo avere una bambina, e così è stato. Il 27 Gennaio 1995 è nata Isabella, una splendida bambina, bionda con gli occhi azzurri. Ma questa è un'altra storia.


Dario de Judicibus © 1997-2009